Questi sono gli elementi che caratterizzano un giro del mondo a vela senza scalo in solitario. Lo sport come punto di partenza per una preparazione tale da permettere al corpo e alla mente di tenere duro in situazioni estreme.
Una sfida tecnica sotto vari punti di vista; dall’aspetto marinaresco alla gestione delle risorse energetiche. Un progetto in controtendenza rispetto ai nostri tempi.
Un esempio di valorizzazione delle energie rinnovabili e un'educazione alla loro gestione in un momento storico in cui il tema più attuale è il climate change.
L’uomo al centro di tutto. La valorizzazione dell’aspetto umano ai tempi dell’intelligenza artificiale. L’importanza dell’uomo come essere pensante in grado di sviluppare sentimenti ed emozioni. La capacità dell’uomo ad adattarsi e di dialogare con la natura non come altro interlocutore ma come facente parte dell’intero ecosistema. L’uomo come condottiero del proprio destino e dal quale ne dipendono anche gli altri.
Giro del mondo a vela senza scalo in solitario a bordo di un Mini 6.50 opportunamente modificato.
Il Mini è già in cantiere e nell’invernata 2024-25 sarà opportunamente modificato e preparato per la navigazione intorno al mondo.
La durata stimata della navigazione è di 240 giorni per coprire una distanza di circa 28 mila miglia nautiche.
15 domande a Carmine - Intervista con Carmine Vetrugno
Da cosa nasce il giro del mondo? I primi ricordi che riguardano il mare risalgono a tantissimo tempo fa. Potrei tranquillamente dire che ho ricordi di me immerso in un bidone pieno d'acqua con un erogatore in bocca all'età di poco più di 2 anni. Mio padre è sempre stato un “malato” del mare; ha fatto di tutto: dal pescatore subacqueo all'operatore subacqueo, meccanico di motori marini, pescatore, comandante di imbarcazioni. Ho vissuto il mare e nel mare fin da neonato. A casa non mancavano le riviste marittime e non si esitava a non seguire documentari sul mare. Ricordo quando compariva Maiorca, Mayol, Fogar, Moitessier e tutti gli altri non si poteva che rimanere incantati da ciò che facevano. Erano tempi di romanticismo e scoperta. Forse quell'atmosfera che si respirava ha fatto si che fin dall'età di 7 o forse 8 anni maturasse in me il sogno di fare, un giorno, il giro del mondo a vela senza scalo in solitario. Mai con nessuno ho parlato di questo sogno fino al giorno in cui non conobbi mia moglie, l'unica persona alla quale era necessario, per correttezza, dirlo.
Qual'è la storia di Double Trouble il catamarano del primo tentativo? Era un periodo di transizione da militare a civile in ambito Difesa. Un periodo lungo di assenza dal lavoro. In vendita c'era un catamarano, completamente smontato tipo i catamarani sportivi da spiaggia, che versava in condizioni disastrose. Parlandone in famiglia decidiamo di acquistarlo e di rimetterlo in condizioni di navigare. È un'imbarcazione varata nel 1985 uscita dalla mente di Giorgio Bergamini coadiuvato da colui il quale sarebbe divenuto poi il costruttore, Carlo Congedo. Il catamarano era rimasto fermo dal 2006 al 2018 nel giardino di Carlo, finché un giorno di agosto 2018 non arriva a Veglie. Dopo un anno di lavori torna a galleggiare nelle acque di Porto Cesareo. Fu durante i lavori che pensai di fare il giro del mondo con Double Trouble, e quando lo dissi a mio fratello espresse il desiderio di farlo anche lui.
Perché riprovarci? Perchè no!, dico io. È un discorso cominciato e non terminato. Il sogno è lì e la volontà di riprovarci tanta. Oltretutto l'esperienza accumulata col primo tentativo servirà sicuramente a fare meglio. Come tutte le cose, magari crediamo di aver fallito una prova o di aver fatto male qualcosa, invece credo che abbiamo fatto esperienza. Siamo caduti e ci siamo rialzati. L'impresa è ardua e ambiziosa, ma non irraggiungibile. Provare sempre fino ad ottenere il risultato. Se si crede in qualcosa bisogna perseguirla.
Cosa ti ha spinto a intraprendere un'impresa così estrema e solitaria? Il sogno che avevo da bambino e che sempre ho portato con me. Non sapevo quando l'avrei fatto e quando avrei trovato il momento opportuno, ma sta accadendo e ciò è positivo. Estrema lo è! Tanto! Ma la volontà è superiore. Stare da solo così tanto tempo sarà una bella scoperta. Soprattutto nei momenti difficili. Ma tutto ciò va fatto. La volontà supera ogni cosa.
Perché a bordo di un mini 6.50? Una volta tornati, con Double Trouble, dal primo tentativo mi sono rimesso in moto per cercare di capire come e con che cosa ripartire. Ho valutato di nuovo Double Trouble, ho valutato altre imbarcazioni che nascono per un giro del mondo, ho fatto varie valutazioni ma il problema più grosso rimaneva sempre l'aspetto economico. Perciò, alla fine, ho deciso che sarebbe stato un Mini 6.50. Cercare di fare un giro del mondo come lo ha fatto Di Benedetto nel 2010.
Il mio Mini è nel mio garage e io sono sempre pronto a metterci mani. È maneggevole e poco dispendioso nel movimentarlo. Con un budget ridotto si riesce a prepararlo per una navigazione così impegnativa
Come mai il nome Armaduk? Cercavo un nome da dare a questo guscio di vetroresina che ogni volta che scendevo giù in garage mi si proponeva davanti. Mi era stato venduto senza che il vecchio proprietario mi pronunciasse mai il suo nome, perciò ho dato per scontato che non avesse anche perché non c'era scritto nulla da nessuna parte. Cercavo un nome che mi piacesse e che mi rievocasse qualcosa di unico. Avevo pensato a Jonathan, il programma che conduceva Ambrogio Fogar negli anni '80 e che io seguivo tantissimo, avevo pensato a "Fogar", per ovvie ragioni, poi ho pensato ad Armaduk e a tutto ciò che per Fogar ha rappresentato. Ne ho parlato in famiglia sentendo un po' le opinioni di tutti e poi ho deciso: ARMADUK
Come ti sei preparato fisicamente e mentalmente per affrontare le sfide di un viaggio così lungo in solitaria? Mi accorgo che quando sono a bordo, in navigazione, il mio corpo si adatta senza fatica già dal secondo giorno di navigazione. Credo di essere fortunato ad aver interiorizzato una così simile condizione. Credo però che debba curare ancora al meglio la condizione fisica nel tempo che mi rimane prima della partenza. Sicuramente sarà un aspetto curato meglio nell'ultimo anno di preparazione in quanto le modifiche del Mini (ora che scrivo è ottobre 2024) mi prendono tutto il tempo libero. Mentalmente non è facile prepararsi ma, per esperienza, credo sia fondamentale arrivare alla data di partenza con il Mini pronto per la navigazione senza aver tralasciato nulla. Sarà importantissimo essere pronti qualche mese prima.
Quali sono le caratteristiche più importanti del tuo Mini 650 che ti rendono fiducioso per questa impresa? Un Mini nasce con la qualità di essere inaffondabile. Io sto lavorando per renderlo anche asciutto. Voglio dire che in casi estremi di falla o comunque di ingresso d'acqua importante, ci saranno delle zone asciutte che mi consentiranno di asciugarmi e non soffrire il freddo. Oltretutto le modifiche che sto apportando lo stanno rendendo un guscio molto più robusto e solido. È già di suo una costruzione che il grande pregio della robustezza, ma io lo sto migliorando in relazione all'impegno che avrà che è quello di tenermi nel suo grembo per tanti mesi in mezzo al mare
Quali sono le maggiori difficoltà tecniche che ti aspetti di incontrare navigando su una barca di queste dimensioni? Il mio catamarano mi ha abituato male. La sua grandezza si fa sentire anche con tanto mare e vento. Il Mini è un'altra cosa. Sarà come una centrifuga quando ci sarà tanto mare (soprattutto in mediterraneo). Col maltempo sarà veramente pesante. Il cambio di vele dovrà essere fatto per tempo. Tutto dovrà essere prevenuto.
Hai un piano specifico per affrontare le emergenze in mare, come guasti tecnici o condizioni meteorologiche estreme? Il mio piano di partenza risiede nella preparazione del Mini. Sarò da solo in mezzo al nulla durante in condizioni meteomarine estreme e ciò su cui posso far affidamento è il mio Mini. Partendo da ciò tutto il resto si sistema, si ripara, o come si dice in Marina si “appara”!
Come pensi di gestire il sonno e la stanchezza durante il viaggio, considerando che sarai solo e sempre in allerta? Il sonno va gestito bene e con consapevolezza. Per una navigazione del genere ci si allena per dormire più volte al giorno pochi minuti, cercando comunque di raggiungere le 5 ore di sonno giornaliere. I sistemi di allarme mi aiuteranno durante la navigazione. Sicuramente la navigazione in Mediterraneo sarà più impegnativa sotto quest'aspetto in quanto il traffico di navi e imbarcazioni è elevatissimo. Non escludo che durante tutta la navigazione possano esserci momenti in cui mi farò una bella dormita!
Qual è l'aspetto psicologico che temi di più nell'affrontare un viaggio così lungo e isolato? Beh, non ci penso tanto. Magari lo scoprirò navigando e potrò dare poi una risposta una volta fatto tutto.
Quale parte del viaggio credi sarà la più impegnativa dal punto di vista della navigazione, e come ti stai preparando per essa? Credo che ogni oceano o ogni momento possa essere difficoltoso e impegnativo. Forse, dal punto di vista tecnico e meteo, potrà essere interessante e pesante affrontare il Pacifico del Sud e Capo Horn. La preparazione a certe condizioni credo sia l'esperienza che negli anni si accumula e che la mente acquisisce. Nei momenti impegnativi deve uscire tutta la preparazione che un individuo ha fatto e che ha così interiorizzato che gli permette di agire con razionalità e cognizione.
Come ti organizzi per la gestione delle risorse come cibo, acqua e carburante su una barca così piccola? Avrò molta roba liofilizzata, cibo sottovuoto o comunque con sistemi di conservazione che mi permettano di utilizzarlo nei mesi che verranno. Avrò anche un piccolo fornellino a gas per i momenti tranquilli . L'acqua sarà prodotta da un dissalatore elettrico, ma avrò anche un serbatoio dedicato alla raccolta dell'acqua piovana. Lo studio e la gestione della cambusa dovrà essere attenta e meticolosa. Del carburante non me ne preoccupo, il mio carburante è il vento.
C'è un momento specifico che sogni di vivere durante il viaggio, come attraversare un luogo particolare o raggiungere una meta simbolica? Si, sogno di vivere tutto il viaggio. Niente di specifico. Il Giro del Mondo è la mèta.
Carmine Vetrugno e Armaduk
(Ottobre 2024)